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lunedì 22 febbraio 2016

Collaboratrice scolastica licenziata per una multa di 20 anni fa

Carmela Platani, 60 anni, collaboratrice scolastica di Parma, ha perso il lavoro al Convitto Maria Luigia, a causa di un equivoco grottesco e surreale.
Quest’episodio ricorda un po’ quello di Stefano Rho, il professore bergamasco licenziato in tronco per aver fatto pipì in un cespuglio undici anni fa.
La collaboratrice scolastica, all'atto dell'immissione in ruolo, aveva firmato un'autocertificazione dove attestava di non avere precedenti penali.
Invece, avrebbe dovuto dichiarare un tamponamento in retromarcia di 18 anni fa.
Licenziata in tronco per un incidente stradale di quasi vent’anni fa proprio quando era riuscita finalmente a passare di ruolo come collaboratrice scolastica. Ha un mutuo da pagare, un marito in cassa integrazione. Una situazione che sembra quasi un'istigazione al suicidio.
La signora licenziata ha raccontato alla stampa, scavando nella memoria, che nel 1998 si era fermata alla posta in viale dei Mille. Era in auto e, facendo manovra per immettersi di nuovo sulla strada, ha urtato una moto che finì a terra. "Il motociclista non si fece nulla". In compenso le ritirarono la patente per dieci giorni e le diedero una multa di trecentomila lire, che pagò regolarmente.
Aggiunge: "Non avevo idea dell’accusa di lesioni colpose che mi ha “macchiata”. Questo è un reato penale, ma che gode del diritto della non menzione sul Casellario giudiziale. In altre parole se richiedo al Tribunale i miei carichi pendenti risulto pulita, se lo fa l’amministrazione pubblica risulto una criminale». E arriva al dunque: "Sull’autocertificazione ho “barrato” di non aver mai avuto condanne penali. Non avendo mai ucciso nessuno ed essendo una persona a modo, mai finita in galera, perché mai avrei dovuto sospettare il contrario?".

Dall’Istituto in questione è arrivata un’unica gelida dichiarazione: «Pur non entrando nel merito della vicenda, per tutela della privacy, chiariamo che all’atto dell’assunzione dichiarare il falso nell’autocertificazione comporta il licenziamento. Così stabilisce la legge».
Insomma, ancora una volta la scure della giustizia - che non di rado grazia colpevoli di ben più gravi reati - si abbatte sulla scuola.  
Il licenziamento ruota attorno a un incidente d'auto che ha visto protagonista la donna nel 1998. L’aspetto più curioso è che la Signora Platani, per tutti gli anni successivi, si è messa in coda tra bandi pubblici, rifiuti e graduatorie per avere un posto (fisso) da collaboratrice scolastica.
Nessun problema nelle supplenze all’Istituto comprensivo Fratelli Bandiera, al Romagnosi, alla Fra’ Salimbene o in tutte le altre scuole dove ha prestato servizio.
Ironia della sorte i guai sono arrivati quando è riuscita a passare di ruolo come personale Ata all’istituto Maria Luigia:
"Proprio quando iniziavo a pensare di poter far fronte a un mutuo da 900 euro, di non preoccuparmi se mio marito è un operaio edile in cassa integrazione e di mia figlia non trova lavoro"
E conclude: «A nulla è valso fare causa: il giudice ritiene che io abbia dichiarato il falso e per questo debba essere punita. Ditemi voi se questa è giustizia?».