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sabato 26 ottobre 2013

Il sogno dei supplenti pendolari: trovare l'amore in treno?

Gaetano Cappelli scrive oggi sul Corriere della Sera un breve racconto sugli "amori pendolari".

Aveva il cappottino e gli occhi nocciola, così in treno incontrai l'anima gemella.

Mi ero appena laureato e già mio padre s'era messo in testa di trovarmi un lavoro. Il guaio fu che ci riuscì subito Oh, solo una piccola supplenza in una scuola media a Battipaglia. 
D'altronde che potevo aspettarmi? Letterato io, preside lui. "Un mese per iniziare. Poi si vede" Mi strizzò l'occhio, "magari la collega s'aggrava". 
Fossi stato credente, dopo la prima settimana, sarei andato ogni giorno in chiesa ad accendere un cero perché, invece, guarisse al più presto. Il fatto è che avrei anche sopportato i trentadue scalmanati, oltretutto piuttosto maleolenti, che mi accoglievano in classe ogni mattina. Sarei pure passato sopra le ore che perdevo a spiegargli quando la "e" vuole l'accento e si usa il congiuntivo. Quello che proprio non reggevo era alzarmi all'alba la mattina. Pur essendo patente munito, facevo infatti parte di una delle poche famiglie italiane che aveva superato gli anni del boom perfettamente demotorizzata e mi toccava quindi prendere il treno e lì ascoltare i soliti discorsi, appunto, "da treno".
Il panorama femminile poi, al netto di qualche vamp su zeppe altissime, il trucco pesante e le calze a rete già alle sette di mattina, era scarso e poco seducente. Era pieno di maschi, invece. Parlavano di calcio per lo più, o di quello che avevano visto in tivvù; o se ne stavano taciturni, imbambolati, con lo sguardo fisso in avanti, sopraffatti dall'angoscia meridionale: i telefonini non li avevano ancora inventati. 
La faccenda peggiorò quando, dopo un luminoso ottobre, sprofondammo nel più cupo dei novembre. L'unico modo per sopravvivere fu munirsi di un walkman, e, con le mie cuffiette, isolarmi nel remoto mondo dei suoni.
Finchè un mattino, un raggio di sole venne a rischiarare la mia triste esistenza pendolare. Lei aveva un manto setoso di capelli e dei meravigliosi occhi nocciola, un abito a piccoli fiori che sporgeva dal cappottuccio di lanetta ciclamino e... essì delle bellissime gambe.
Che salisse proprio a Bella fu il primo segno del destino. L'altro, che tra i posti liberi scegliesse proprio quello di fronte al mio. Che nelle cuffie avessi Harold Budd, con la musica più romantica del mondo, il terzo. Quando poi vidi che squadernava Addio ma amata di Chandler, non ebbi dubbi.
Era lei, l'avevo finalmente trovata, la mia anima gemella! Almeno la seconda perchè ce ne avevo già una prima. Me ne restai, comunque, in paradiso fino a Eboli - dove com'è noto pure Cristo s'è fermato: figuriamoci se non quella madonna! 
E da quel giorno altro non aspettavo che di risalire in treno e mentre la locomotiva sferragliava tra le pozze di bruma della campagna e i nostri sguardi ogni tanto si incrociavano e il mio sfiorava le sue meravilliouse gambe, be', mi pareva che qualcosa unisse ormai le nostre anime di supplenti pendolari al di sopra di ogni umana miseria. 
Così non mi meraviglia affatto leggere oggi il risultato, che, a prima vista sembrerebbe esagerato, di quell'indagine del magazine Libreriamo che ci rivela come alla domanda su cosa vorrebbe accadesse durante il viaggio, ben la metà dei pendolari risponde: incontrare l'anima gemella, confermando così che, nonostante tutto, restiamo un popolo di sognatori.
Per i pochi poi che volessero sapere come finì con la mia anima gemella ferroviaria... ehm, purtroppo pure lei doveva già averne una. E, in un'infausta mattina, la vidi arrivare con questo tizio. Eccosì gli altri giorni. Scendeva a Eboli e sicuro non era un Cristo; più facile fosse un supplente pendolare anche lui. Ma questo non feci in tempo a saperlo perchè, intanto, la collega guarì ponendo fine a quel mio insopportabile strazio.
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Gaetano Cappelli è uno scrittore italiano nato a potenza nel 1954.
Nel 2008 ha vinto il "Premio Letterario Bigiaretti" di Matelica e il "Premio Speciale" dell’Università degli Studi di Camerino per il volume Storia controversa dell'inarrestabile fortuna del vino Aglianico nel mondo, e il "Premio John Fante" di Torricella Peligna per Parenti lontani. Nel 2009 il "Premio Hemingway" di Lignano Sabbiadoro con La vedova, il Santo e il segreto del Pacchero estremo.

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