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venerdì 7 settembre 2018

Scuola, senza una sana gestione del personale moriremo prima


Per esemplificare il concetto espresso nel titolo vogliamo fare una forzatura e riferire al mondo della Scuola alcune frasi e parole dell'articolo "La felicità sul lavoro fa bene (anche) al lavoro" di Sandra Mori, Presidente dell'Associazione Valore D :
"Sempre più le ricerche evidenziano una correlazione diretta tra il benessere" dei docenti e del personale Ata  e la qualità del loro lavoro.
Sarebbe opportuno che i Dirigenti scolastici e gli organi collegiali della scuola "definiscano programmi di valorizzazione del personale, con percorsi di crescita personalizzati sulle aspirazioni e possibilità di formazione continua". 
"Le prime evidenze dicono che se le persone sono felici la produttività aumenta del 12% mentre i dipendenti"infelici" possono diventare un costo" enorme..
La fondatezza delle argomentazioni di Sandra Mori sembra confermata da quanto pubblicato sulla rivista "Age and Ageing" riguardo uno studio condotto a Singapore su 4478 partecipanti dal 2009 al 2015.
Esso ha evidenziato che un aumento del livello di felicità è direttamente proporzionale a una riduzione della mortalità
"Pertanto- dice Rahul Malhotra, autore dello studio- "le politiche e i programmi che mantengono o migliorano la felicità e il benessere psicologico possono contribuire a una vita più lunga".

Il 25% del totale delle giornate di lavoro perse è legato alla depressione, dal 25% al 50% delle persone depresse manifestano un evidente calo di produttività lavorativa. Sono gli ultimi dati che emergono da studi recenti e fatti propri dall’OMS per fare il punto sul tema chiave della Giornata mondiale della salute mentale, che si svolge il 10 ottobre.

Un'altra importante ricerca sul legame tra felicità e qualità delle relazioni umane è stata condotta ad Harvard dal prof. Robert Waldinger 
Dal 1938, un gruppo di ricercatori dell’università americana ha studiato le vite di 724 persone (tutti maschi) divise in due macro-gruppi: 268 studenti al secondo anno dell’ateneo bostoniano seguiti dall’equipe dello psichiatra George Vaillant (tra cui il futuro presidente degli Usa John F. Kennedy), da un lato; e 456 ragazzi fra i 14 e i 16 anni (tutti residenti nei sobborghi di Boston) “analizzati” dalla School of Law, dall’altro. Ogni due anni, gli studiosi incontravano sempre le stesse persone per sottoporle a questionari di valutazione ed esami medici. Lo scopo era quello di capire quali fossero i fattori che garantiscono una vita felice e, allo stesso tempo, capire cosa volesse dire per le persone intervistate vivere e invecchiare felicemente. Il risultato? «Il messaggio più chiaro che otteniamo da questo studio è che le buone relazioni ci mantengono felici e più sani. Punto».

Detto questo veniamo alla realtà che troviamo in molti istituti scolastici. 
La descrive sulla testata online  "Tecnica della scuola" il prof. Mario Bocola:

"A volte i collegi docenti, in diverse realtà scolastiche stanno perdendo il loro ruolo di essere organo decisionale, come pure del tutto fuorviante è il potere, concesso sempre dalla tanto discussa legge della “Buona Scuola”, del Dirigente Scolastico di decidere, previa valutazione del Comitato di Valutazione, a chi deve essere affidato il “bonus premiale”.  
Sarebbe il caso pensare che sia solo il Comitato di Valutazione, sulla base dei criteri attribuiti dalla legge a decidere la concessione del bonus, onde creare situazioni spiacevoli. 
Il ruolo decisionale affidato ad una sola persona (la Storia ci insegna e ci viene in soccorso) ha portato a forme estreme di sudditanza verso il popolo.
Detto questo devono essere eliminate o “addolcite” quelle parti della legge 107/2015 che creano forme di eccessivo dispotismo che nuoce alla scuola e alla comunità che in essa opera. 
La vecchia e cara figura del Preside e del Direttore didattico veniva percepita da tutta la comunità scolastica come una figura “alla pari”, senza nessuna investitura di superiorità esasperata, ma soprattutto di una persona calata nei problemi reali della scuola e capace di umanizzarli e di risolverli attraverso l’incontro, la discussione e il dialogo.
Oggi, invece, con la crisi dei valori e la disumanizzazione della società del XXI secolo, la figura del Dirigente Scolastico o del Dirigente di altra pubblica amministrazione viene vista come quella di una persona che comanda. 
In realtà il Dirigente Scolastico deve dare l’indirizzo e promuovere un clima collaborativo e cooperativo all’interno della Scuola.
In ultima analisi della legge “Brunetta” (150/2009), che con l’introduzione delle sanzioni disciplinari ha posto in mano ai Dirigenti Scolastici, lo scudiscio con cui sanzionare e diremmo in maniera più cruda “bastonare” i docenti, costretti quasi a subire tutte le angherie stritolati come sono da un sistema perverso. Dunque Dirigenti “umani” e meno burocrati."
A questi problemi si aggiunge il fatto che oggi le segreterie degli istituti comprensivi gestiscono una media di circa 800/1200 alunni e molte scuole secondarie ancora di più, il personale è raramente al di sotto delle cento unità, il dirigente ha spesso anche una reggenza.
Mancano Dsga e in tutta italia si fa addirittura l'interpello nazionale per reclutare assistenti amministrativi con esperienza disponibili a trasferirsi e ricoprire il ruolo di responsabili amministrativi in altre province scoperte.
Ma con Dirigenti scolastici reggenti che non potranno assicurare una presenza costante nell'istituto e in mancanza di adeguato numero di Direttori dei Servizi generali e amministrativi  idonei, chi avrà la motivazione, competenza, passione di curare la gestione del personale, di garantire che in un servizio pubblico essenziale per il paese  sia tenuta alta la qualità delle relazioni umane e professionali tra docenti, tra Ata e  tra personale scolastico e famiglie??
Da qui passa il buon funzionamento della Scuola Pubblica, la Salute e la Qualità della vita dei suoi "abitanti", assistenti amministrativi, collaboratori scolastici, docenti.
E  e da qui passa il futuro delle nuove generazioni.