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giovedì 24 luglio 2014

L’egoista e l’egocentrico..

Fonte : Corriere della Sera 24 luglio 2014  http://www.corriere.it/cultura/14_luglio_24/egoista-l-egocentrico-1cb6c3b4-132a-11e4-bb47-dc581d38d44f.shtml

Egoismo contro Egocentrismo

Nietzsche apprezzava la volontà di potenza che sa ghermire, ma sapeva che, anche per essere veramente forte, ogni io deve rendersi conto di essere un’entità trascurabile

di Claudio Magris

Condannato dalle filosofie e dalle religioni che affermano l’altruismo e l’amore del prossimo, l’egoismo è stato pure celebrato da chi vi ha visto una fonte di competitiva energia individuale che, nel perseguimento dei propri interessi, concorre senza volere alla vitalità di una società in generale. Che una dose di egoismo sia necessaria per la sopravvivenza è ovvio ed è altrettanto ovvio che essa va contenuta, altrimenti diventa distruttiva e autodistruttiva. L’io non dovrebbe mai dimenticare ciò che lo trascende e dà senso alla sua stessa vita; le nostre contingenze, scriveva Biagio Marin al suo traduttore cinese, colorano l’eternità di Dio, rispetto alla quale esse sono solo colori, effimere apparenze, delle lunghezze e frequenze d’onda della luce. Ma non è l’egoismo ad avvelenare l’esistenza, propria e altrui. È un suo parente, stretto ma degenere, a guastare più gravemente la vita di un individuo e il suo rapporto con quella degli altri: l’egocentrismo, rispetto al quale un ragionevole e autocritico egoismo può essere quasi un rimedio, una cura omeopatica, una piccola virtù. Sino a certi limiti, l’egoismo è non solo inevitabile, ma più che comprensibile. È ovvio che, se giocassi all’Enalotto, spererei di essere io il vincitore piuttosto che un altro; se pubblico un libro, il suo destino e il suo successo mi stanno a cuore più di quelli dei libri scritti da altri. Ma l’egoista non ebbro di se stesso, non egocentrico, sa benissimo che ciò vale per tutti e che ognuno legittimamente persegue come lui il proprio bene, anche se è una persona generosa che, quando può, aiuta gli altri. L’egocentrico invece ritiene che il suo problema – il suo lavoro, il suo libro, il suo progetto, le sue idee, la sua situazione sentimentale – sia in assoluto il più importante, anzi l’unico veramente importante e sotto sotto pensa che pure gli altri, pure i suoi concorrenti, pure Dio dovrebbero preoccuparsi soprattutto di ciò che sta a cuore a lui, del suo bisogno e del suo desiderio – perché il suo libro è più creativamente sofferto di quelli degli altri, la sua pena è umanamente più profonda e la sua sensibilità più dolorosamente vulnerabile di quelle degli altri.

Ricevo ogni giorno quattro o cinque libri e manoscritti che mi si chiede di leggere e quando rispondo spiegando che mi è impossibile leggere, nelle ore che mi restano dopo aver svolto il mio lavoro, venti libri alla settimana, ottanta al mese, alcuni – pochi – capiscono, mentre altri – più numerosi – reagiscono con acredine, pretendendo che io legga solo il loro testo e lasci perdere quelli degli altri. La richiesta è legittima, ma non la pretesa. Gli esempi potrebbero continuare indefinitamente, in ogni campo.

L’egoista spera di essere felice o almeno non troppo infelice; l’egocentrico lo pretende come un privilegio speciale, un diritto divino concesso soltanto a lui e rovescia sugli altri – non lasciandoli neanche respirare - le sue pene, le sue delusioni, le sue speranze. Nel lavoro come in una relazione sentimentale, l’egocentrico tende a sentirsi incompreso, mal ripagato e pone al centro del mondo la sua stizza, la sua malinconia, la sua infelicità e soprattutto la sua convinzione che l’altro, l’altra, gli altri non capiscono l’ineffabile ricchezza del suo cuore. Nietzsche apprezzava, almeno in teoria, la volontà di potenza che sa ghermire, ma sapeva che, anche per essere veramente forte, ogni io deve rendersi conto di essere un’entità trascurabile. Pure la felicità ha bisogno di un certo oblio di se stessi e di dire, con Nietzsche, «che cosa importa di me!».

martedì 22 luglio 2014

25 Idee per una scuola diversa

Gentili Supplenti del gruppo, abbiamo trovato in rete questo testo scritto da un docente universitario di filosofia (Paolo Mottana) e vogliamo proporlo alla vostra lettura, non perché lo condividiamo in toto, ma perché rappresenta un parziale spunto per cominciare a riflettere su una visione comunitaria condivisa dei desiderata. Nell'ottica di un futuro percorso che possa coniugare sogno e realtà. Buona lettura

di Paolo Mottana*
Della scuola si sente parlare tanto genericamente e poco specificamente. Tutti si fanno belli di slogan tipo investire sulla scuola e sulla ricerca ma omettono singolarmente di aggiungere per quale ricerca e quale scuola. Purtroppo si sa, quasi tutti vogliono una ricerca al servizio del lavoro (dunque eminentemente pragmatica e misurabile) e una scuola più efficiente e razionalizzata (dunque eminentemente pragmatica e informatizzata). Bene, anzi male. Tutto ciò mi irrita e mi indispone enormemente. Allora, per calmarmi, provo, in bella sintassi protocollare, a promulgare il mio PROGRAMMA PER LA SCUOLA:
1. Adottare come principi fondanti dell’educazione scolastica l’attrazione appassionata, il piacere e l’indole festiva in tutte le loro forme e manifestazioni
2. Colorare, articolare e arrotondare gli edifici, con l’ausilio di architetti sensibili
3. Ammorbidire e colorare gli interni
4. Integrare all’esterno ampi spazi riservati al verde (70 per cento) e a strutture sportivo-ricreative (30 per cento)
5. Foderare e attutire tavoli e sedie scomodi e rumorosi
6. Predisporre servizi audio e video, connettibili a internet, in tutti gli spazi adibiti ad attività
7. Nelle aule curvare la disposizione di tavoli e sedie orientandoli verso la forma circolare o anche predisporre la disposizione a isole con l’eliminazione della cattedra. Modulare gli altri spazi a seconda delle attività e delle esigenze, specie quelle corporee e pratiche. Integrare zone di loisir e di riposo per studenti e personale.
fff
8. Prescrivere ai docenti di interrogarsi sul senso del loro lavoro, se piace loro e se piacciono loro gli studenti (come categoria): in assenza di una risposta positiva, rimandarli in formazione
9. Materie suggerite per tutti i percorsi: teatro, musica, danza, arte e lettere, filosofia, natura molteplice (biologia, chimica, materiali, ecologia ecc.), matematica e fisica, storia e storie (dal macro al micro), politica, sessualità, religioni e sacro, sport e corporeità, arti marziali
10. Sostituire i libri di testo, le antologie e le storie delle discipline con documenti, libri, materiali audiovisivi vivi e non morti, e neanche non-morti
11. Programmare le attività in base al principio della passione: si fa solo ciò che si ama e si ritiene di saper fare con piacere (per gli insegnanti)
12. Eliminare ogni procedura di valutazione che non sia esplicitamente richiesta dagli allievi per verificare il loro grado di avanzamento nella conoscenza. In ogni caso eliminare, fino almeno alla seconda parte dell’anno, ogni tipo di prova con valore decisivo sul risultato di fine anno degli allievi. Ogni prova dovrà essere valutata solo con un giudizio che rilevi elementi positivi e negativi delle prestazioni e ponga in luce punti di forza e aree di miglioramento da perseguire con scrupolose indicazioni al riguardo
13. Eliminare l’abominio dei test, in tutte le loro sottospecie
14. Ridurre al 20 per cento le attività che richiedono l’uso esclusivo di lezioni frontali e prescrivere la considerazione della componente emozionale ( e dunque l’attenzione alla motivazione) come decisiva in ogni percorso di apprendimento
15. Dedicare ad attività che includano l’uso del corpo in chiave sportiva, espressiva o affettiva, almeno il 60 per cento del tempo
16. Integrare un ampio spettro di attività volte all’esplicita elaborazione dell’aggressività (sport di combattimento, anche misti, sessioni guidate di pratiche conflittuali e di gestione del conflitto, arti marziali, laboratori bioenergetici ecc)
ggg
17. Dedicare ad attività coreutiche, musicali e teatrali almeno il 40 per cento del tempo
18. Integrare l’elemento visuale alla pari dell’elemento linguistico in ogni attività
19. Integrare attività con gradienti di attivazione creativa (arte, composizione, recitazione, costruzione, artigianato ecc) e ludica (gioco, gioco, di squadra, simulazione, role-playing ecc) almeno al 70 per cento delle attività previste
20. Ampliare le attività all’aperto in tutte le loro sottospecie: cura dell’ambiente esterno, giardinaggio, orticoltura, visite, gite, avventure nella città o nella natura, educazione alla natura, al massimo delle possibilità presenti in termini di risorse fisiche e finanziarie
21. Moltiplicare le attività interdisciplinari, lavorando su tematiche trasversali e oggetti di creazione comune (spettacoli, ricerche, costruzioni ecc.)
22. Includere la possibilità, da parte degli allievi, di assentarsi dalla lezione quando non ritengano la conduzione o il tema di essa più interessante per loro, potendo decidere se oziare in spazi dedicati oppure passare ad altre attività
23. Includere l’educazione sessuale come attività pluridisciplinare e complessa a tutti i livelli del percorso scolastico
24. Includere l’educazione politica come attività pluridisciplinare e complessa a tutti i livelli del percorso scolastico
25. Includere l’educazione alla morte come attività pluridisciplinare e complessa a tutti i livelli del percorso scolastico 26. Integrare forma di democrazia diretta su argomenti di gestione quotidiana e straordinaria dell’istituto, assembleare e consigliare, tra studenti e docenti, senza l’inclusione dei genitori.
Ecco, questa, come BASE di discussione per una riforma DELLE SCUOLE, mi sembrerebbe abbastanza appropriata. E orientata verso un altro mondo possibile.


* Docente di Filosofia dell’educazione presso l’Università di Milano-Bicocca, ha insegnato Filosofia immaginale e didattica artistica all’Accademia di Brera e si occupa dei rapporti tra immaginario, filosofia e educazione. Scrive un blog: contreducazione.blogspot.it. Tra le sue pubblicazioni: Formazione e affetti (Armando, 1993); Miti d’oggi nell’educazione. E opportune contromisure (Franco Angeli 2000); L’opera dello sguardo (Moretti e Vitali, 2002); Piccolo manuale di controeducazione (Mimesis, 2012); Cattivi maestri. La controeducazione di René Schérer, Raoul Vaneigem e Hakim Bey (Castelvecchi, 2014).

lunedì 21 luglio 2014

La prima audioconferenza del Gruppo Facebook dei Supplenti

Come in tutte le comunità organizzate, come raramente accade sui social network, le amministratrici e amministratori del gruppo Facebook "Supplenti della Scuola per la qualità e dignità del lavoro" hanno tenuto lunedì 21 luglio 2014 la loro prima riunione in conferenza audio su Skype.
I punti all'Ordine del Giorno riguardavano le modalità di rapporto da tenere con i gruppi politici e la fattibilità di un documento-piattaforma di proposte al Governo da preparare per il prossimo anno scolastico.
I presenti alla riunione erano 3 docenti e 3 Ata, gli amministratori assenti che si sono giustificati: 4.
Rispetto alla proposta di un incontro per il 24 luglio prossimo, pervenuta da membri della Commissione Cultura della Camera dei Deputati, l'amministrazione del gruppo ha deliberato di chiedere il rinvio dell'incontro a fine settembre per avere il tempo necessario di autorganizzarsi, esaminare tutte le criticità e preparare un documento da sottoporre a tutti i gruppi parlamentari.
E' stata ribadita la ferma volontà di continuare a mantenere una chiara posizione apartitica del gruppo che mantenga una linea di osservazione prudente rispetto alla dialettica e alla propaganda politico-sindacale basata su dichiarazioni e titoli giornalistici ad effetto.
Gli amministratori, con voto unanime, hanno deliberato di provare a costituire un'equipe di studio, mettendo insieme le tante competenze interne esistenti tra i circa 4500 iscritti al gruppo, per fornire, nel prossimo anno scolastico, contributi qualificati al legislatore ai fini di un concreto miglioramento della Scuola Pubblica.

La prossima riunione degli amministratori del gruppo si terrà nella seconda metà di agosto.


(4436 iscritti) Twitter: @supplenti